L'insulto, un film sulla delicata situazione libanese

In onda su RaiTre la sera del 4 settembre, la pellicola racconta come i conflitti che da decenni sconvolgono il Paese non siano del tutto assopiti. Una banale discussione tra vicini diventa un caso giudiziario nazionale.

Un film che racconta come la guerra civile libanese non sia soltanto un ricordo del passato. L’insulto, uscito nelle sale nel 2017, va in onda il 4 settembre su RaiTre. Il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dello stesso anno, dove Kamel El Basha, uno dei protagonisti, è stato premiato con la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile; inoltre, la pellicola (qui il trailer ufficiale) è stata scelta per rappresentare il Libano nella categoria Miglior film straniero agli Oscar 2018.

La storia è ambientata nell’odierna Beirut. I protagonisti sono Toni, militante nel Partito Cristiano libanese, e Yasser, rifugiato palestinese. Apparentemente, i conflitti che per anni sono stati causa di violenti scontri e guerre civili oggi sono risolti. Ma basta una discussione tra i due uomini  per un banale tubo rotto e un insulto che il meccanico (il primo) pronuncia nei confronti del capocantiere (il secondo) a far riemergere i contrasti e a trasformare una questione privata in un caso nazionale.

La risonanza mediatica che la vicenda porta con sé è talmente grande che l’intero Paese si spacca in due, costringendo i protagonisti a riflettere sulle proprie idee politiche e sui loro pregiudizi nei confronti degli altri. Un semplice battibecco tra vicini diventa quindi un dramma giudiziario che coinvolge l’opinione pubblica, a dimostrazione del fatto che, a più di trent’anni dalla fine ufficiale della guerra, il Libano poggia ancora su un terreno politico estremamente instabile.

Il film, che è arrivato per la prima volta in Occidente proprio quando è uscito nelle sale italiane, è costruito sulla base di quelle ferite che un’ostilità durata più di un decennio ha lasciato in Beirut e nei suoi cittadini e che, purtroppo, non sono ancora del tutto rimarginate. Anzi, si potrebbe dire che siano ancora ben evidenti: dopo il successo ottenuto a Venezia, il regista de L’insulto Ziad Doueiri, una volta rientrato in Libano, è stato arrestato con l’accusa di collaborazionismo con il nemico israeliano. La sua unica colpa era quella di aver girato una parte del suo film precedente (The Attack) in Israele.

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