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Dopo anni di minimal e total white, nell'arredamento come nella moda la generazione dei Millennials sta tornando agli armadi di mamme e nonne e… La cosiddetta Gen Z segue a ruota. E no, non è un caso, né solo moda!
Dalle pareti total white o optical a carte da parati colorate, coloratissime o retro; da arredi laccati a mobili che si rifanno a un gusto etnico o vintage o di modernariato; da outfit minimal come le cabine armadio alla Sex & the City (però stracolme di cose!) al decluttering e al recupero di abito usati che trovano spazio in un armadio Maisons du Monde dal sapore etnico o artigianale e antico… Quando è successo che i Millennials e la generazione Z sono diventati nostalgici dei trend di mamme e nonne? E soprattutto, perché?
Qualcuno banalizza: la moda è cicli e ricicli e i trend tornano sempre. Vero, ma la moda e i trend sono meno frivoli di quanto si pensi. Sono uno specchio della realtà, rappresentano emozioni, paure, lotte e bisogni di chi li indossa o interpreta e, soprattutto, del tempo che si sta vivendo.
Questa rinnovata passione verso ambienti in cui siano evidenti una forte personalità e volute esagerazioni ha preso molto piede negli ultimi anni in quella che l’autrice e interior design Emma Bazilian ha definito su House Beautiful la generazione dei Grandmillennials, dalla crasi tra “granmother/father” e “Millennials”, Millennials cioè che tornano alle cose di nonne e nonni.
Secondo il Business Insider, stanno arrivando a spendere anche 150 mila dollari per arredare le loro abitazioni come fossero case di campagna inglesi o in stile preppy, con colori pastello, broccati e chintz.
Se lo stile minimal ha trionfato soprattutto su Instagram, e nella generazione dei Millennials, anche con la scelta di abitazioni sempre più piccole, i Grandmillennials sono alla ricerca, soprattutto dopo l’isolamento sociale dovuto alla pandemia, di spazi confortevoli in cui sentirsi a proprio agio, caldi e accoglienti. Case che spicchino per carattere e personalizzazione, e che richiamino alla mente luoghi cari in cui stare bene.
E, in questo, niente al mondo batte l’ambiente che si respira a casa dei nonni.
Anche nel mondo della moda, però, è tornato molto in voga lo stile dei nonni, rilanciato persino sulle passerelle da giovani stylist esordienti come Priya Ahluwalia, Sidney Pimbley o Emma Zack. In maniera molto banale spesso ci si riferisce semplicemente a un ritorno del vintage, ma ci sono in realtà motivi diversi dietro la passione per crochet, quilting e lavori a maglia.
Prima di tutto c’è il desiderio di raccogliere in qualche modo il testimone di chi, negli anni passati, ha portato avanti le più importanti battaglie per i diritti delle donne, e quindi in qualche modo per prolungarne l’impronta femminista; ma ci sono anche la consapevolezza e la volontà di essere più attente alla sostenibilità ambientale ed economica, e l’upcycling permette di limitare al minimo gli sprechi e l’inquinamento prodotto dalla grande produzione.
I temi green ed eco-friendly sono in effetti tra i più in voga; le grandi battaglie ecologiste, incarnate oggi dalla voce della Gen-Z, Greta Thunberg, hanno notevolmente risvegliato le coscienze circa l’importanza di limitare al minimo sprechi ed emissioni di sostanze nocive, re-introducendo il gusto per uno stile di vita che, al di là della scelta di abbigliamento o arredamento, sia improntato all’ecosostenibilità in ogni suo ambito.
Dagli spostamenti alla cessazione degli sprechi alimentari, dalla predilezione dello smart working (reso necessità dalla pandemia ma per qualcuno rimasto anche volontà, dopo l’emergenza) all’attenzione verso i nostri acquisti, orientati sempre più in favore del chilometro 0 o di aziende che guardino nella stessa direzione.
Non a caso, sono sempre più i brand che si stanno adeguando alla domanda sostenibile, usando l’upcycling, riducendo al minimo sprechi e consumi e prediligendo alternative green ai classici metodi di lavorazione delle materie prime.
Articolo originale pubblicato il 5 novembre 2021
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