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Un nuovo lavoro richiede capacità di adattamento e buona volontà per interagire con capo e colleghi: ecco cinque comportamenti da evitare.
Nuovo lavoro, nuova vita. Si spera che possano essere tante le persone in grado di trovare una sistemazione definitiva nel corso del 2012, crisi economica permettendo. Occorre tenere presente che ogni impiego ha delle dinamiche interne proprie, dunque bisogna assolutamente evitare di trovarsi in situazioni potenzialmente imbarazzanti scaturiti da comportamenti non consoni da parte della neoassunta, che deve sempre fare i conti anche con il rischio di rivalità al femminile.
Nuovo lavoro e regole da osservare: nello specifico esistono cinque comportamenti da evitare accuratamente, per non essere messe gentilmente alla porta ancora prima di essersi accomodate alla tanto agognata scrivania. Sovente tali comportamenti sono dettati da semplice inesperienza o da profonda ingenuità: il guaio è che ai colleghi e specialmente al datore di lavoro poco importerà di eventuali attenuanti dovute alla giovane età o a ulteriori circostanze. Bisogna conoscere le regole del proprio luogo di lavoro e rispettarle. Punto e basta.
Ecco allora punto per punto le cinque condotte nefaste. La prima è persino intuitiva: non bisogna giungere in ritardo al lavoro. Capo e colleghi potrebbero sorvolare sugli episodi sporadici dovuti magari a sciopero dei mezzi pubblici, inconvenienti familiari, etc., ma se i ritardi diventano una condotta cronica, meglio capire che sulla puntualità c’è poco da scherzare. La puntualità è direttamente riconducibile alla capacità di assumersi le proprie responsabilità.
Mai e poi mai comportarsi da saputelle: è giusto e ovvio che una persona abbia le dovute competenze concernenti il proprio ambito operativo, ma a nessuno piace avere a che fare con una collega saccente e aspirante tuttologa. Molto meglio dimostrare le proprie capacità nel settore di riferimento e per il resto mostrarsi aperte all’apprendimento di nuovi saperi.
Pettegolezzi? No, grazie. Vietato intrattenere i colleghi durante la pausa caffè con sapidi aneddoti aventi come protagonisti altri dipendenti: il rischio che venga meno la fiducia è pericolosamente alto. Anche se si muore dalla voglia di raccontare della collega che indossa scarpe improbabili, meglio mordersi la lingua. Una condotta del genere è criticabile sempre, figuriamoci se viene posta in essere dall’ultima arrivata, che verrebbe subito additata come la perfida iena sanguinaria da mettere al bando.
Se non si sa una cosa, molto meglio chiedere piuttosto che gloriarsi della propria onniscienza per poi commettere qualche errore tanto macroscopico quanto evitabile. Tradotto: mettere da parte il proprio ego e dire chiaramente che non si è in grado di cavarsela da sole in una determinata circostanza. L’unico accorgimento è di mettere per iscritto la risposta alla propria domanda, per non doverla riformulare all’infinito.
Ultimo comportamento da non adottare: essere antisociali. Nessuno obbliga a diventare amiche di tutti, ma bisogna ricordare che gli amici servono anche sul posto di lavoro, e spesso sono in grado di dare una mano provvidenziale. Anche in questo caso, la misura è tutto: non è certo necessario, né consigliabile, assumere le sembianze di una party-girl, basta pronunciare un saluto quando si entra in una stanza e sorridere quando si avvia una conversazione.
A prescindere da queste cinque regole di condotta, ve ne sono altre non meno importanti da tenere a mente: una di queste riguarda l’uso di cellulari e simili sul posto di lavoro; farsi sorprendere intente a conversare con amici e parenti mentre si è al lavoro è davvero pessimo. Identico discorso per l’utilizzo di Facebook e di altri social networks.
Importante è anche fare in modo che il proprio comportamento sia sempre improntato alla massima correttezza, il che equivale a non copiare idee altrui, a non appropriarsi di meriti non dovuti e a non rovinare il lavoro degli altri. Purtroppo queste ulteriori regole trovano sovente scarsa applicazione soprattutto nei settori lavorativi a predominanza femminile: pare infatti acclarata la scarsa propensione delle donne a fare team.
Eppure stanno diventando sempre più numerosi i casi di donne famose che hanno fatto del lavoro di squadra al femminile un formidabile punto di forza. Qualche esempio? Il duo formato da Christine Lagarde, capo del Fondo monetario internazionale, e dalla sua vice, Nemat Shafik. Le due punte di diamante dell’economia puntano a far salire al 30%, entro il 2014, la presenza di manager donne al Fmi. In America un duo fortissimo è quello formato da Hillary Clinton e da Huma Abedin, suo capo staff al Dipartimento di Stato. Gli esempi famosi sono tanti, e fanno ben sperare per un futuro in rosa che sia il più prossimo possibile.
Fonte: Jobtrakr
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