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Dopo la smentita dell'overdose da parte dell'esame tossicologico, gli esperti statunitensi si pronunciano sulla morte di Amy Winehouse: potrebbe essere stata causata da un farmaco.
Così come confermato nella giornata di ieri, la morte di Amy Winehouse continua a essere un vero mistero. L’autopsia non è stata in grado di stabilirne le cause del decesso, mentre l’esame tossicologico non ha mostrato la presenza di stupefacenti nell’organismo della cantante. Nonostante il padre Mitch Winehouse abbia ipotizzato una scomparsa derivante dall’astinenza dall’alcol, in Rete si moltiplicano le indiscrezioni di tenore diametralmente opposto.
È il network americano ABC a cercare di andare a fondo nella vicenda, contattando esperti e patologi per un’opinione terza sugli esiti del tossicologico. Il primo dato che ne emerge è un’estrema cautela in merito alle dichiarazioni rilasciate dal portavoce della famiglia, perché potrebbe aver fornito alla stampa una versione edulcorata con lo scopo di interrompere le speculazioni sulla cantante di “Back to Black“.
Secondo Cyril Wecht, noto patologo forense di Pittsburg, la discriminante sarebbe da ravvisare nella parola “illegale”. Nel fisico della Winehouse non sono state rinvenute “droghe illegali“, ma nulla vieta la presenza di altre sostanze perfettamente lecite come farmaci o lievi stupefacenti ammessi in alcuni stati.
“Il fatto che la famiglia abbia detto che nessuna droga illegale sia stata rinvenuta, non significa che non vi fossero altre droghe ottenute in modo legale. La maggior parte delle morti per droga deriva da farmaci ottenuti legalmente. È un ammonimento che farei alle dichiarazioni della famiglia”.
Stessa cautela è espressa da Bruce A. Goldberger, tossicologo dell’Università della Florida, il quale ha voluto sottolineare come non tutte le sostanze chimiche possano essere rinvenute nel sangue e come, ovviamente, uno stile di vita forsennato potrebbe aver causato il decesso anche una volta cessati gli abusi di alcol e stupefacenti. In particolare, un ruolo potrebbe essere stato giocato dalle cosiddette “designer drugs“, tutte quelle sostanze cui la struttura molecolare viene opportunamente modificata per aggirare le leggi vigenti in materia di consumo e spaccio.
“Credo che il quadro che otteniamo dallo studio di Amy Winehouse e del suo comportamento sia molto diverso da molte altre star che abbiamo perduto, incluso Heath Ledger. Lo stile di vita che Amy ha vissuto può aver causato la morte, nonostante le droghe non siano state rinvenute al momento dell’autopsia”.
A questo punto, non resta che attendere ottobre, quando verranno diramate le prime conferme sull’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la scomparsa della Winehouse.
Articolo originale pubblicato il 24 agosto 2011
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